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domenica 31 gennaio 2010

Le curve di crescita


Le avrete viste sicuramente in qualche pubblicazione, di quelle che si ricevono alle dimissioni dall’ospedale, con la valigetta piena di campioncini di creme e detergenti, o ve le ha citate il pediatra, alla visita di controllo, parlando di percentili.
Le curve di crescita sono dei grafici in cui nell’asse orizzontale è riportato il tempo – l’età del bambino – mentre in quello verticale si possono leggere tre diverse informazioni: lunghezza, peso e circonferenza cranica del bambino.
I grafici sono distinti per quanto riguarda il sesso, e presentano la fascia di “normalità” all’interno della quale ogni mamma si augura che possa rientrare il proprio bambino. Per ogni misura, non c’è un unico valore atteso, ma una banda che va dal 90° percentile, al 10°, passando per il 50° percentile. Vuol dire che in media i bimbi di una certa età presentano delle misure prossime al 50° percentile, ma ciascun individuo può avere valori molto maggiori o molto minori.
La normalità quindi non è una sola.
Facciamo attenzione dunque a non focalizzare la nostra attenzione soltanto sui grafici. Questi sono stati costruiti peraltro alcuni decenni fa, sulla base di calcoli statistici eseguiti sulle misure di bambini allattati artificialmente, perciò la loro crescita, giudicata normale, non è esattamente raffrontabile a quella di un bimbo allattato al seno. Inoltre la natura è bella proprio perché è varia, perciò non ci allarmiamo se il figlio della nostra amica è molto più grande della nostra, nonostante sia più “giovane” di qualche mese, o se il nostro bambino sembra un gigante a confronto dei suoi coetanei.
Cerchiamo invece di osservare il suo stato di benessere generale, la sua vivacità, e ricordiamoci che ogni individuo è unico, ed anche tra adulti ci sono notevoli differenze a parità di età e di sesso!Qualora ci fosse qualcosa di strano nell’accrescimento dei figli, sarà senza dubbio il pediatra a farcelo presente. Intanto godiamoci i nostri pargoli, grandi o piccini che siano, ciascuno con le sue caratteristiche uniche ed irripetibili, proprio come caso e natura hanno voluto.

sabato 30 gennaio 2010

Togliere il pannolino

Quando togliere il pannolino al proprio bambino? E soprattutto come fare? Intorno ai due anni, anche qualche mese prima, i bimbi cominciano a capire che sta succedendo qualcosa “lì sotto”, e a modo loro, ciascuno nel proprio linguaggio, dicono “cacca e pipì” quando la stanno facendo, o più spesso quando hanno ormai finito. Potrebbe essere questo il momento giusto per provare ad insegnare loro l’utilizzo del vasino – o se si preferisce del riduttore. Esistono in commercio i pannolini “su e giù”, che vorrebbero somigliare a delle mutandine, che possono facilitarci nel tentativo di passare gradualmente dal pannolino al vasino. In questo modo se il bimbo dice cacca prima di averla fatta, si corre in bagno e si prova a farla fare nel vasino. Dopo qualche tempo di questi tentativi, però, giunge il momento di togliere definitivamente il pannolino: una volta presa la decisione, non si torna più indietro. Il bambino deve imparare che quella sicurezza non c’è più, e che se fa pipì addosso, si bagna…e il bagnato è fastidioso. Ci vuole un po’ di pazienza i primi giorni, ci saranno un po’ di panni da lavare in più, certo, ma in una settimana circa il vostro bambino sarà in grado di fare i suoi bisogni al posto giusto.
I bambini non sono tutti uguali e non sono programmabili, perciò ci possono essere delle variazioni da caso a caso...non scoraggiatevi!

Sì, ma come si procede?

Si indossa un bel giorno l’ultimo pannolino, e poi via, niente più.

La mamma deve avere tempo a disposizione per stare col bambino ed accompagnarlo al bagno ogni quindici-venti minuti, metterlo seduto sul vasino ed invitarlo a fare pipì. Non sempre la farà, ma così facendo si riesce ad evitare che ne faccia troppe sul pavimento e contemporaneamente si insegna l’uso dell’accessorio.

Importante: lodare il bambino quando riesce a fare i suoi bisogni nel vasino. Li può vedere e per lui è motivo di orgoglio, è una sua creazione. Al contrario, evitare di sgridarlo quando accade che la fa per terra…deve ancora imparare e non succede nulla.

Altro punto saliente: togliere il pannolino da subito anche la notte. Infatti il bimbo, sollecitato numerose volte di giorno per fare i bisogni nel vasino, vi chiederà di andare in bagno anche di notte se ne sentirà l’urgenza e non necessariamente bagnerà il letto, anche nella settimana di apprendimento. Al contrario, se per timore di cambiare le lenzuola frequentemente decidete di lasciare indosso il pannolino durante il sonno, questa abitudine sarà difficile da estirpare, e potrebbe trascorrere anche un altro anno prima che vi sentiate sicure.

Una raccomandazione: non tornare sui propri passi. Evitare di far indossare di nuovo il pannolino, anche una sola volta, per andare a fare la spesa: è meglio portare il bimbo al bagno del supermercato, magari più volte nel corso della spesa, piuttosto che confondergli le idee riproponendo l’usa e getta nelle circostanze che a noi tornano comode. Si rischia di prolungare indefinitamente il distacco dal pannolino.

Certamente la stagione ideale per tutto questo tran tran è l’estate o per lo meno la primavera, se è possibile: i panni da lavare sono di meno, si asciugano più in fretta, ed il bimbo è meno infastidito dalla sensazione di bagnato che inevitabilmente sperimenta. Inoltre per tutte le mamme c’è in programma un periodo di vacanza, quindi ideale per seguire personalmente e da vicino il proprio figlio, anche se si è lavoratrici. È senza dubbio impegnativo, ma ne vale la pena.

venerdì 29 gennaio 2010

Autosvezzamento


Durante l’ultimo incontro del nostro spazio mamme “Mamma ti ascolto” il Dott. Lucio Piermarini ci ha parlato dell’autosvezzamento, un tema che la nostra Associazione tratta già da diversi anni.
Questo tipo di approccio allo svezzamento del bambino, moderno ed antico allo stesso tempo, è il naturale proseguimento dell’allattamento al seno a richiesta.
Le nostre nonne o le nostre bisnonne svezzavano i loro bambini in modo del tutto naturale, stando sempre con loro, ad un certo punto i bambini chiedevano lo stesso cibo mangiato dai genitori e piano piano si sostituivano da soli il latte: si autosvezzavano.

E’ quello che succederebbe in natura, i nostri cuccioli prenderebbero esempio da noi e piano piano comincerebbero autonomamente ad iniziare gli assaggi e saprebbero da soli come regolarsi con le quantità.

Ad un certo punto che cosa è cambiato?

Pensando di dare ai bambini un’alimentazione “più sana” qualcuno ha pensato bene di cambiare questa abitudine alimentare. Sono nati così gli omogeneizzati e con essi anche il business che ne è derivato .
Le mamme sono state convinte che gli unici alimenti adatti per i loro bambini erano quelli confezionati, e l’inizio dello svezzamento è stato anticipato sempre di più..portandolo , in alcuni casi anche a 3-4 mesi.
Un’età così precoce ha iniziato a creare una serie di problemi: dalle allergie alle semplici “proteste del bambino”.
Le allergie dovute con uno svezzamento troppo precoce, hanno fatto in modo di optare per un inserimento degli alimenti “a scaletta”, uno per volta per individuare tempestivamente l’alimento che provocava allergia.
Ma la scaletta classica è ricca di controsensi, un esempio? Si dice di non mettere sale perché ai bambini non si può dare e poi cosa si suggerisce? Di mettere il parmigiano che è pieno di sale, è decisamente un po’ strano..

Quindi come si inizia lo svezzamento? Anzi…se vogliamo essere più precisi..

Come si inizia l’alimentazione mista? (Latte e altri cibi)

Inanzitutto il bambino dovrebbe trovarsi a tavola con i genitori, per osservare tutto quello che succede, per lui è fondamentale partecipare all’esperienza dei pasti e non essere messo in un cantuccio perché “altrimenti rompe”. Dovrà cominciare a capire come si nutre la sua famiglia altrimenti chissà… visto che per lui nutrimento è uguale a latte (dal seno o dal biberon) visto che i genitori non si attaccano mai ad un seno o un biberon cosa penserà? Che mamma e papà non mangiano mai ?
Ad un certo punto il bimbo inizierà a chiedere quello che mettono in bocca i genitori, vorrà sperimentare anche lui .
E’ possibile dargli quindi un pezzettino di quel che richiede.
Il bimbo metterà in bocca questa “cosa nuova” la studierà, come studia qualsiasi altra cosa che mette alla bocca, ad un certo punto questa “cosa nuova” in bocca svanisce e rimane il sapore. Un sapore che il bambino già conosce, perché lo ha assaggiato già nel liquido amniotico e/o nel latte materno.
A questo punto se il bambino lo desidera ne chiederà ancora…

Cosa è possibile dargli?

Tutto. Non ci sono controindicazioni. L’importante è rispettare la richiesta del bambino. Dare solo se richiesto. Non c’è bisogno di proporgli nulla.

Come fa il bambino a regolarsi da solo?

Il bambino è nato per sapersi autoregolare, come ogni cucciolo, per questo l’allattamento dovrebbe essere a richiesta e così anche lo svezzamento.

Da quando è possibile cominciare?

Già da 4 mesi l’apparato digerente del bambino è un grado di digerire tutti i cibi, però non è pronto il resto del corpo, non sa sostenersi e non sa afferrare bene.E’ solo verso i 6 mesi che tutto il corpo sarà pronto a ricevere altro cibo al di fuori del latte, quindi è questo il tempo opportuno che bisogna aspettare prima di iniziare.

Quindi ricapitolando…

A partire dai 6 mesi, anche il bambino potrà mangiare quel che mangiano i genitori a patto che:
- Il bambino sia seduto a tavola con i genitori
- Gli si dia qualcosa solo quando è richiesto
- Gli si proponga una giusta varietà di cibi
- Ultimo punto ma molto importante: i genitori devono avere un’alimentazione sana, solo così anche il bambino potrà averla a sua volta.

lunedì 25 gennaio 2010

Bollicine a 1 mese

Ad un mese di vita la maggior parte dei neonati presenta diverse bollicine rosse, prevalentemente sul viso o anche sul resto del corpo.

Questi puntini rossi sono associati, spesso e volentieri, ad un'allergia al latte (ovvio è l'unica cosa che un bambino di un mese mangia), quale latte sia poco importa, la diagnosi è sempre la stessa.

1. Se l'allattamento è artificiale i pediatri consigliano di provare un'altra marca di formula, fino a trovare quella giusta.

2. Se l'allattamento è misto viene data la "colpa" al latte artificiale e quindi si procede come al primo punto.

3. Se l'allattamento è materno, molti abbandonano l'allattamento al seno e passano al latte artificiale perchè "il bimbo è allergico al mio latte".

Ma la natura può aver creato un bambino allergico al latte della sua mamma? E' come si dicesse di essere allergico a sè stesso.

Anche per il latte artificiale: non è un pò strano che il bambino diventi improvvisamente allergico dopo un mese?

Allora la spiegazione qual è?

Le bollicine e i puntini rossi che compaiono al primo mese di vita, sono dovuti al rilascio degli ormoni della gravidanza.
Vengono fuori nella maggior parte dei bambini, spesso solo sul viso, in alcuni casi anche su tutto il corpo, in altri sono talmente pochi da passare inosservati.

Cosa fare?

Nulla. Non sono fastidiosi e scompaiono da soli dopo circa una settimana, anche se a qualche bambino permangono un pò più di tempo.

A rigor di logica quindi cosa avviene? Che cambiando alimentazione, alla fine della manifestazione delle bollicine, si sarà trovato per forza il "rimedio", sia passando dal latte materno all'artificiale (era davvero allergico al mio latte!) sia cambiando tipo di latte se artificiale, peccato che il latte non c'entri proprio nulla.

Portare i bimbi è una moda?

Se ne parla tantissimo: portare i bimbi addosso: con fasce corte, lunghe, ad anelli, con il marsupio, con lo zaino o con soluzioni molto più fantasiose.
Ma da cosa deriva questa “moda” del portare i bimbi?

Facciamo un gran passo indietro nel tempo, quando i nostri antenati erano simili alle attuali scimmie. Per favorire l’andatura eretta, la natura ha selezionato gli individui con il bacino più stretto. Stringendosi il bacino necessariamente i cuccioli dovevano nascere prima del tempo, ossia tanto piccoli da poter essere contenuti nel bacino più stretto.
E da allora i nostri cuccioli nascono molto immaturi, non sanno camminare, vedono poco e sono totalmente dipendenti dalla mamma.

Ma c’è anche un’altra ragione perché i cuccioli nascono immaturi: perché il loro cervello ha maggiori potenzialità di apprendimento, essendo ancora in grado di svilupparsi ha una notevole capacità di incamerare informazioni. Informazioni che potranno essere incamerate solo se il piccolo individuo sarà totalmente protetto.
Quindi i nostri antenati, con i loro cuccioli immaturi e indifesi, non potevano far altro che portarseli sempre dietro, per proteggerli, per riscaldarli e per far continuare il processo di maturazione interrotto nella pancia per questioni “tecniche”.

E oggi questi concetti perduti in alcune parti del mondo, quelle più “evolute” e “moderne”, si stanno fortunatamente riscoprendo. Perché è vero , la società è cambiata, l’uomo si evoluto ma i nostri cuccioli nascono ancora immaturi ed indifesi e quindi con tanto bisogno di contatto e di essere portati con sé in modo naturale.

domenica 24 gennaio 2010

IL GIOCO

Il gioco è una fonte importante per l’apprendimento, quanto più un bambino gioca, tanto meglio comprende la realtà che lo circonda. Impara a riconoscere le varie parti del suo corpo (mani, piedi ect.) esplora le cose che lo circondano e si diverte ad ascoltare i suoi vocalizzi. In pratica diventa consapevole di se stesso e del mondo, dando sfogo alle sue emozioni.

LE TAPPE DEL GIOCO

Verso i 3 mesi,
il bimbo quando apre la mano e afferra gli oggetti per guardarli e portarli alla bocca, sta scoprendo la forma, il colore e il gusto delle cose che lo circondano.
Verso i 6 mesi, quando il bambino butta ripetutamente dal seggiolone un gioco (per la gioia di mamma e papà) è perché sta scoprendo la forza di gravità
Verso gli 8 mesi, quando fa rotolare una palla verso la mamma che gliela rimanda indietro, inizia a capire il rapporto di causa-effetto, imparando le prime regole del gioco.
Verso i 10 mesi, quando si diverte ad aprire e chiudere i cassetti sta elaborando il concetto della permanenza dell’oggetto, cioè che le cose esistono anche se non le vede.
Verso l’anno iniziano ad imparare i concetti di grande e piccolo e di uguale e diverso.

venerdì 22 gennaio 2010

L'importanza del confronto


La nascita di un bambino si accompagna naturalmente alla nascita di una “nuova famiglia” . Vengono infatti a crearsi nuovi rapporti e gli equilibri che fino al giorno prima erano assicurati devono riconfigurarsi. Mamma e papà sono invasi da emozioni nuove e forti, sovrastati dalle responsabilità che, per quanto preparati durante i nove mesi di attesa, ad un tratto si ritrovano a dover assumere, e tormentati da piccole e grandi ansie che un cucciolo tanto innocuo riesce a generare. In questa difficile situazione, ecco che fanno la loro comparsa schiere di consiglieri indesiderati, dalla suocera alla vicina di casa, dalla mamma alla sorella alla cassiera del supermercato. Tutti in buona fede, credono di dare una mano ai neo-genitori, ma spesso le ansie anziché diminuire, si moltiplicano. Molti infatti hanno ricordi vaghi del loro essere genitori, risalenti a troppi anni indietro, frammentari, oppure reduci da un’esperienza negativa non hanno abbastanza fiducia nelle capacità della nuova famiglia e credono che se è andata male a loro, sarà così anche per gli altri…altri infine non hanno proprio nulla da condividere, non hanno figli e forse neanche ne vogliono, chissà. Insomma, l’aiuto che potremmo trarre sarebbe sicuramente un sostegno pratico, e questo se la confidenza è sufficiente, perché no, accettiamolo pure - i primi tempi è davvero dura mandare avanti una casa ed accudire un bebé – ma per quanto riguarda i nostri dubbi, le nostre paure, forse può essere più utile confrontarsi con chi sta vivendo un’esperienza simile alla nostra, o con chi ci è passato da poco: un’altra mamma, come noi, o ancora meglio, altre mamme.

Non tutte però abbiamo la fortuna di avere un’amica che viva la maternità proprio insieme a noi, allora dove trovare il sostegno di cui abbiamo bisogno?Esistono gruppi di mamme che si organizzano per scambiarsi informazioni, esperienze, o anche semplicemente per raccontarsi le prime difficoltà e le prime paure dell’essere genitori. Il confronto è sempre un momento di riflessione, che ci arricchisce e ci fa sentire meno sole, sostenute appunto, e più “normali”.
E poi è bello condividere le tappe dello sviluppo dei nostri bambini, confrontarsi con le altre mamme, e vedere i nostri cuccioli crescere insieme...è un'occasione per stringere anche qualche vera amicizia, anche per i nostri figli!

La nostra associazione porta avanti da alcuni anni un progetto di sostegno alle mamme in questo senso, organizzando incontri alla pari, da mamma a mamma, in cui condividere la propria esperienza e ricevere suggerimenti e idee per la cura del bambino, non solo del neonato, ma anche dei più grandicelli. Infatti col passare del tempo cambiano le esigenze, cambiano le difficoltà, ma i dubbi sull’educazione dei nostri figli sorgono spontanei e ci accompagnano sempre. Per coloro che vivono nella nostra città o non troppo distanti, e che desiderassero conoscerci ed incontrarci, gli incontri sono denominati “Mamma ti ascolto” ed hanno una cadenza quindicinale. Maggiori informazioni potete trovarle sul nostro sito internet. Vi aspettiamo!

mercoledì 20 gennaio 2010

L'APE PINA (Dami editore)

Un piccolo libro dove i bambini possono avvicinarsi e capire l’ecologia , l’importanza di non buttare i rifiuti sui prati e la collaborazione con gli altri per raggiungere un obbiettivo.

Questa è la storia di una piccola ape che soffre vedendo i prati soffocati dall’immondizia, ma che grazie alla collaborazione con i suoi amici animaletti riescono a pulire i prati e l’ape Pina può ritornare a prendere il nettare dai fiori e fare il suo gustosissimo miele.

OSCAR E CO:TUTTI A SCUOLA! (Il battello a vapore)

I bambini sono molto affascinati dai libri di fiabe e dai libri che in modo giocoso rappresentano la realtà.
Talvolta le paure, e le sfide per l’autonomia che devono affrontare i bambini possono essere aiutati e superati anche attraverso un libro. E’ quello che viene proposto in questo libro per superare il distacco con i genitori ed entrare nel mondo del nido, un mondo nuovo dove si stabiliscono nuovi rapporti.
I personaggi sono animaletti reali e fantasiosi dove i bambini si identificano con loro e le loro emozioni, sentendosi coinvolti ma non troppo.

Nel racconto si parla di una famiglia composta da mamma, un papà attivo anche nelle faccende domestiche e di due figli Oscar, che è il più grande e che affronta il giorno della scuola con molta felicità e Bea la sorellina piccola che invece è preoccupata, ma insieme ai familiari,ai suoi amici e alla maestra capisce che la scuola è divertentissima.

Nella collana ci sono anche:
ARRIVA IL SIGNOR BUIO
LO MANGIO O NON LO MANGIO
QUESTO è MIO
ARRIVA UNA SORELLINA



Come raccogliere il latte

Lo scopo è spremere il seno, potete scegliere il metodo che trovate più comodo, il risultato è sempre lo stesso: la “mungitura”.
La scelta è tra le seguenti opzioni: spremitura manuale, con un tiralatte, col metodo della bottiglia.
Esploriamole tutte.

SPREMITURA MANUALE


Senza dubbio è un metodo economico e pratico, che potete utilizzare ovunque: avete bisogno soltanto delle vostre mani e di un contenitore per raccogliere il latte.
Come si esegue?
Poggiando pollice ed indice rispettivamente sopra e sotto al capezzolo, a qualche centimetro di distanza dal capezzolo, premere verso il torace e rilasciare facendo scorrere le dita sul seno, ma senza strizzare eccessivamente il capezzolo (altrimenti i dotti che portano il latte potrebbero risultare schiacciati dalle vostre stesse dita ed il latte potrebbe faticare a fuoriuscire). Con un po’ di tentativi ciascuna può trovare la posizione delle dita giusta per il proprio seno; magari ruotando leggermente la mano vi accorgerete che il latte fuoriesce di più o di meno, e poi prenderete il ritmo.
TIRALATTE

Il tiralatte è un semplice apparecchio che stimola il vostro seno meccanicamente facendo fuoriuscire il latte. Ne esistono diversi modelli, manuali o elettrici, questi ultimi hanno il vantaggio di non farvi affaticare nel caso in cui dobbiate spremervi a lungo. Prima di acquistarne uno vi consigliamo di pensare a qualche vostra amica che potrebbe esserci passata prima di voi ( molte coppie in difficoltà si precipitano in farmacia in cerca di una soluzione - spesso è il papà a doversi incaricare di questo gravoso compito – e tornano a casa con un corredo completo dopo aver vuotato lo scaffale dedicato al neonato, e tra le altre cose si ritrovano in casa un tiralatte che magari adopereranno una o due volte soltanto).
METODO DELLA BOTTIGLIA

Mettete da parte una bottiglia di vetro della passata di pomodoro, dall’imboccatura larga. Per eseguire la raccolta del latte in questo caso vi occorre anche un fornello, perciò questo è un metodo utilizzabile solo in casa. Fate bollire la bottiglia in una pentola, poi facendo attenzione a non scottarvi (tenetela con un guanto o uno strofinaccio) passate l’imboccatura sotto l’acqua corrente, in modo da raffreddarla. Fate aderire l’imboccatura attorno al capezzolo e attendete pazientemente per qualche secondo o minuto: dopo un poco vedrete fuoriuscire il latte dal seno.


Accorgimenti preliminari per qualsiasi metodo

Prima di procedere con la raccolta del latte, preparate il seno: è necessario ammorbidire la zona dell’areola manualmente, con un leggero massaggio, anche con l’aiuto di spugnature calde, altrimenti il seno potrebbe essere tanto turgido da non poter essere drenato.

Watermark

Prendiamo spunto da alcuni fatti recentemente accaduti a danno di alcuni blogger, per ricordare che le immagini pubblicate sul web sono strettamente personali e coperte da diritti d'autore, anche se non espressamente dichiarato.

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Ci scusiamo se ciò risulterà un pò "fastidioso"per la visibilità delle immagini, a volte inserite da noi non solo per un senso estetico ma anche pratico.




lunedì 18 gennaio 2010

IL "PREZIOSO" COLOSTRO


Il più delle volte non si da importanza e non si parla del primo alimento del bambino, eppure come sempre la natura non fa niente per caso e negli ultimi mesi di gravidanza e subito dopo il parto il seno produce il colostro. Questo fluido assai nutriente è molto ricco di proteine (la maggior parte delle quali sono anticorpi), e inoltre vi sono presenti le vitamine A, E, e i sali minerali.
Tra le sue funzioni, il colostro ha un effetto lassativo, aiuta a liberare l’apparato digerente dal meconio, le prime feci del neonato.
Se il neonato succhia regolarmente il colostro, le ghiandole mammarie saranno stimolate e la montata lattea avverrà più facilmente.
Il colostro inoltre prepara l’apparato digerente del bambino alle sue funzioni e lo protegge dai possibili microrganismi dannosi del mondo esterno, ed è tutto quello di cui il vostro bambino ha bisogno nel primi giorni di vita.

Le aggiunte di acqua, glucosio o latte artificiale non sono quasi mai necessarie, anzi possono interferire con la produzione d latte.

domenica 17 gennaio 2010

Diamo aiuto solo se richiesto

Un giorno Maria Montessori, visitando una scuola, osservò la seguente scena: una maestra aveva portato in classe una bacinella contenente dei galleggianti e i bambini si erano riuniti intorno al tavolino per vederli. Un bambino piccolo, di due anni e mezzo però, non arrivava a vedere il contenuto della bacinella. La faccia del bambino allora assunse un’espressione acuta e piena di interesse, si guardava intorno studiando la situazione, finché trovò una sedia, la stava prendendo per avvicinarla al tavolo e salirci sopra per vedere meglio la scena, quando la maestra lo prese in braccio e gli fece vedere lei i galleggianti dall’alto. Certamente la maestra aveva intenzione di aiutare il piccolo, ma così ha distrutto il suo momento creativo, quanta soddisfazione avrebbe ottenuto di più il bambino se fosse riuscito a raggiungere il suo obiettivo da solo?

Così capita spesso con i nostri bambini, magari cercando di aiutarli, spegniamo il loro momento di apprendimento senza rendercene conto. E’ mai successo di aver messo a posto un pezzo di puzzle che lui non riusciva a fare , nel tentativo di aiutarlo? Oppure aiutare un bambino piccolo, secondo noi in difficoltà, a superare un ostacolo? Oppure è mai capitato di correggere come si attacca un adesivo solo perché “è attaccato male” oppure di dire “lascia faccio io” oppure “guarda come si fa” ? Ma il bambino in quel momento ci aveva chiesto qualcosa oppure stava intento nel suo compito?

Questo tipo di approccio può essere difficile da mettere in pratica, siamo in genere portati a “cercare di far meglio” , è difficile rimanere “con le mani legate dietro la schiena” se quel pezzo di puzzle proprio non va come “ovviamente” (noi pensiamo) dovrebbe andare… però pensiamoci un po’ su e cerchiamo di dare aiuto solo se ci viene richiesto.

LO SCATTO DI CRESCITA

Intorno ai 3 mesi , può succedere che il neonato sia più nervoso, che non riesca a dormire bene e magari cerca di attaccarsi al seno più spesso, così la mamma si accorge che non ha abbastanza latte e che il piccolo non riesce a crescere. Conseguenza: la madre abbandona l’allattamento al seno esclusivo per far spazio all’allattamento misto.
Ebbene tutto ciò è definito SCATTO DI CRESCITA , un passaggio importantissimo e delicato in cui è vero che il latte non è abbastanza per soddisfare il bisogno del neonato, ma che si risolve nel giro di qualche giorno se il bambino viene attaccato più spesso al seno, affinché si ristabilisca l’equilibrio tra la richiesta del bambino e la produzione del latte.

Le aggiunte di altro latte o altri liquidi non nutritivi (compresa l’acqua), l’uso del biberon e del ciuccio possono interferire con l’allattamento, perché riducono il tempo in cui il bambino succhia al seno e di conseguenza diminuirà la produzione di latte.

venerdì 15 gennaio 2010

Cosa fare con il latte di mamma


Durante i primi mesi di allattamento la mamma potrebbe sentirsi una vera e propria centrale di produzione. Il seno è abbondante ed ogni paio d’ore comincia ad erogare latte, dovunque si trovi, che il bimbo sia attaccato o meno. Ciò è dovuto al fatto che il sistema domanda –offerta madre-bambino deve ancora calibrarsi: ovvero ci vuole un po’ di tempo affinché la produzione del latte sia esattamente rispondente alle richieste del bambino. Così potrebbe capitare di bagnare magliette e maglioni mentre si è tranquillamente a spasso (per evitare ciò può essere utile usare coppette assorbilatte) o inondare il letto durante la notte tra una poppata e l’altra (la notte infatti la produzione è più abbondante – i livelli di prolattina sono al massimo). Anche nel corso della poppata, mentre il bimbo poppa da un seno è frequente che il riflesso di emissione dovuto all’ossitocina faccia sgorgare latte anche dall’altro “rubinetto”.

Che fare allora di tutto questo prezioso alimento che si disperde sui vostri abiti?

È possibile raccogliere e conservare un po’ del vostro latte: vi potrebbe tornare utile nel futuro, in caso di rientro al lavoro, aver fatto delle scorte, o anche semplicemente nel caso in cui vogliate affidare per qualche ora vostro figlio alle cure di una persona fidata per sbrigare qualche impegno o per uscire qualche ora con vostro marito. Se poi avete già un altro figlio più grande, gli piacerà, almeno nei primi tempi, assaggiare un po’ di quella tiepida bevanda che fino a qualche mese o anno prima ha ciucciato anche lui: adesso che è più grande potrebbe avvicinarsi con diffidenza al seno, ma essere incuriosito dal sapore del latte e volere in qualche modo partecipare durante l’allattamento del fratellino. Così potreste porgergli il latte raccolto in un bicchiere dal seno “libero”, mentre allattate all’altro il neonato. Infine, potreste sfruttare i benefici del latte materno in caso di piccoli disturbi delle vie respiratorie, degli occhi o delle orecchie, di tutta la famiglia, utilizzandone qualche goccia nella zona infiammata o facendone bere un po’ all’ammalato di turno: il latte di mamma infatti è un ottimo antibiotico naturale.

Se non doveste vedere latte che sgorga non preoccupatevi, NON è indice di non avere latte o NON averne affatto. Alcune mamme durante il primo periodo hanno una produzione di latte "in più" rispetto alle esigenze del proprio bambino, e ciò capita maggiormente dai secondi figli in poi.
Alcune donne potrebbero non vedere mai latte che sgorga, neanche in caso di più figli, anche ciò è perfettamente normale, la loro produzione, rispettando tutte le regole per un buon allattamento, sarà comunque pienamente soddisfacente per i loro bambini.

giovedì 14 gennaio 2010

IL GIOCO DEL CUCU'



Giocare con il proprio bambino significa divertirsi ma è anche un strumento che permette di far conoscere al bambino ciò che lo circonda e le sue emozioni.
Proprio per quanto riguarda il distacco con i genitori c’è un gioco che aiuta convivere e a superare la paura dell’abbandono: IL VECCHIO GIOCO DEL CUCU’.
Un gioco popolare e antico, ma che proprio con l’azione comparsa –scomparsa che anima il gioco del cucù aiuta il bambino ad elaborare la presenza dei genitori.
Nascondersi il viso dietro le mani, e poi riapparire lo aiuta a capire che mamma e papà continuano ad esistere anche quando escono dalla sua vista.

IL DISTACCO (da 6 mesi)

Intorno ai 6 mesi il bambino prende coscienza di sè e del fatto di essere separato dalla mamma, questo è il suo primo riconoscimento della realtà esterna.
Il bambino a questa età, non ha il concetto di permanenza dell’oggetto, quando qualcosa scompare dalla sua vista è come se avesse smesso di esistere, quindi si dispera: è la cosiddetta ANSIA DA ABBANDONO.
È una tappa importante per lo sviluppo che comporta la consapevolezza del distacco.

ALLORA CHE FARE?

Proprio perché è fondamentale per lo sviluppo del bimbo , bisogna accettare la situazione , cercando di trasmettergli che la mamma lo ama incondizionatamente e che non lo abbandonerà mai, anche quando non sta con lui.
E’ importante che, nel momento della separazione, i genitori non abbiano sensi di colpa perché i bimbi avvertono tutto, anche se è difficile bisogna essere sereni , coccolarlo, e al momento del distacco è importante SALUTARLO.
Ebbene si , magari si pensa che evitando il saluto il bimbo non pianga, ma non è corretto, perché sparire senza salutarlo equivale ad alimentare le sue paure e a farlo sentire smarrito nel momento in cui non ci siete più.
E’ dura, lo sappiamo , ma queste sono le basi per far affrontare ai nostri bimbi, più serenamente, le altre fasi di crescita come asilo, scuola etc.

Per aiutare i nostri bambini ad accettare e comprendere il distacco può esserci d'aiuto il vecchio gioco del cucù.


COME SI PRODUCE IL LATTE: prolattina e ossitocina

Se si desidera allattare al seno con successo, è necessario comprendere che l’autentico orologio biologico per l’allattamento è il bambino.
Quando un bambino poppa bene, la lingua e la bocca stimolano il capezzolo e portano il messaggio al cervello della madre perché attivi la produzione del latte.
Il cervello risponde e ordina la produzione di un ormone che si chiama prolattina.
Attraverso il sangue la prolattina arriva agli alveoli che servono a far uscire il latte quando il bimbo poppa.
La produzione di prolattina è molto più alta di notte , di conseguenza si ha una maggior produzione di latte. Proprio per questo più il bambino poppa di notte e più aumenta il latte, ed è anche il motivo per cui la maggior parte delle mamme nei primi mesi perdono un po’ di latte durante la notte.
Un altro ormone prodotto dal cervello è l’ossitocina, che permette al latte presente negli alveoli di raggiungere il capezzolo.

Per far si che ci sia questo naturale processo, è necessario allattare a richiesta, ( quando vuole il bimbo), solo in questo modo il corpo materno riuscirà ad adeguarsi ai bisogni reali del bebè.

mercoledì 13 gennaio 2010

Parto naturale dopo parto cesareo


Oggi sfateremo un altro mito: non bisogna per forza avere un parto cesareo se già se ne è avuto uno, ma è possibile provare ad avere un parto naturale.
Tecnicamente si chiama VBAC: Vaginal Birth After Caesarean .
Purtroppo molte donne, che desiderano avere un parto naturale ma hanno già avuto un parto cesareo, non sono a conoscenza di questa possibilità.
E’ abbastanza consolidata la credenza secondo la quale un parto naturale dopo cesareo è impossibile, per paura di rottura dell’utero, in realtà, statisticamente, i rischi di avere un nuovo cesareo (ossia un’altra operazione chirurgica), sono superiori rispetto a quelli nei quali si incorre in caso di parto naturale.

Quali sono i requisiti per provare un parto naturale dopo un cesareo?

Due sono i requisiti essenziali:
- Non bisogna aver avuto febbre DOPO aver effettuato il precedente cesareo.
- Bisogna avere un taglio orizzontale (ma adesso la vecchia tecnica del taglio verticale è quasi del tutto scomparsa).

E’ inoltre opportuno, dopo aver avuto un cesareo, di aspettare almeno due anni prima di una nuova gravidanza (n.b. il calcolo deve essere fatto dalla data di nascita del primo figlio, fino al concepimento, NON da nascita a nascita), questo per permettere al taglio di cicatrizzarsi in modo adeguato.

Come funziona?

Se lo si desidera è possibile fare un travaglio di prova, una volta avviate le contrazioni si è monitorati costantemente, per vedere se l’utero risponde correttamente alle sollecitazioni. In caso positivo si procede normalmente come qualsiasi parto naturale.
Le percentuali di riuscita sono molto alte, tra il 50% e il 70%.

Le contrazioni devono partire in maniera spontanea, non è possibile stimolare artificialmente una donna che ha subito un cesareo, poiché le contrazioni non procederebbero in modo naturale e l’utero potrebbe subire sforzi eccessivi.

A chi rivolgersi?

Purtroppo non tutti gli ospedali permettono di effettuare il travaglio di prova, è per questo che questa possibilità non è ancora così diffusa come dovrebbe.
Se si desiderate provare, o comunque saperne di più, si può fare un’indagine tra gli ospedali ai quali si ha accesso e chiedere maggiori informazioni.

E se non dovesse andar bene?

C’è la possibilità che non si riesca ad avere un parto naturale, ma sia necessario ricorrere nuovamente al cesareo. Forse alcune donne per paura di rimanere deluse sarebbero tentate a non provare nemmeno.
L’importante è comunque avere accesso a più informazioni possibili, per poter effettuare la scelta che è più consona ad ogni persona.

E poi si può pensare che:
- Sarebbe ancora più deludente, per chi tiene ad un parto naturale, scoprire questa possibilità solo dopo aver avuto un altro cesareo. Provando si hanno delle possibilità.
- Di solito gli ospedali che propongono questa modalità hanno particolare attenzione per la mamma e il bambino, qualsiasi parto essi abbiano avuto. Offrono la possibilità di avere un contatto pelle pelle con il neonato (mentre è ancora in corso l’operazione), lo fanno attaccare subito al seno e non trattano nessuna donna come MAMMA DI SERIE B.

Infine, è utile sapere che esiste anche il VBAC2 ossia il parto naturale dopo due cesarei, le condizioni e i requisiti rimangono gli stessi del VBAC.

martedì 12 gennaio 2010

La Pasta di Sale


GIOCHI PER BIMBI ( da 2 anni)

Con questi pomeriggi piovosi e freddi i nostri bambini sono costretti a rimanere a casa, allora perché non rallegrarli attraverso un gioco facile e con un costo pari a zero: LA PASTA DI SALE.
Non sporca, ed i bambini si divertono a manipolarla e a creare degli oggetti.

Ecco qui gli ingredienti che occorrono:

2 BICCHIERI DI FARINA
1 BICCHIERE DI SALE
1 BICCHIERE SCARSO DI ACQUA.

Mescola il sale e la farina, aggiungi l’acqua poco alla volta e impasta fino ad ottenere una pasta morbida e distesa.
Se la pasta è collosa aggiungi un po di sale e di farina , se si sbriciola aggiungi qualche gocca di acqua .
Il gioco è fatto!!!
Adesso possiamo dar sfogo alla nostra fantasia e alla fantasia dei nostri bimbi: possiamo creare animaletti, porta matite, maschere ect.
Se poi volete far rimanere la forma basta mettere in forno per un quarto d’ora e la creazione è pronta .
Vi assicuro che i vostri bambini si divertiranno un sacco.

BUONA CREATIVITA’

domenica 10 gennaio 2010

Tutte le mamme hanno il latte?

Prendiamo spunto da questo post e dai commenti che ne sono scaturiti per alcune riflessioni sul latte materno.

Iniziamo...

Siamo mammiferi, ossia una classe di vertebrati che prevedono cure parentali e allattamento dei propri cuccioli attraverso la mammella.

Quindi tutte le mamme possono allattare?

Le uniche donne che non possono allattare sono quelle che non hanno la ghiandola mammaria (per malformazioni o perché asportata con interventi chirurgici).

Perché a molte mamme il latte non viene?

Per poter produrre latte, il seno deve essere costantemente stimolato (vedere qui). Per far questo però, devono essere rispettate le regole che la natura ci impone, ossia che mamma e cucciolo non siano mai separati e il cucciolo possa assumere latte ogni volta che lo desidera.

Perché molti bambini non crescono sufficientemente?

Per poter crescere a sufficienza è necessario che l’allattamento sia a richiesta e non segua orari rigidi, che la durata di ogni poppata sia stabilita dal bambino, che si saprà regolare secondo le sue necessità del momento. L’attacco deve essere corretto, in alcuni casi il bambino potrebbe, ad esempio, stringere troppo i dotti facendo fuoriuscire poco latte. L’allattamento deve essere esclusivo (senza aggiunte di acqua , tisane o altro), anche l’uso del ciuccio , soprattutto nel primo mese di vita, può precludere la buona riuscita dell’allattamento al seno, poiché il bambino potrebbe saltare una poppata, utile per una produzione di latte “a pieno regime”.

E se dovesse succedere che fare?

Per prima cosa è importante crederci e credere in se stesse. Ogni mamma che lo desidera è in grado di nutrire al seno il suo cucciolo.
Che siate alte, belle, bionde, bruttine, ciocciottele, magrissime, con il seno enorme, con il seno piccolo piccolo, con il capezzolo rientrante..etc... sappiate che tutte andate bene per il vostro bambino.
Quindi se è vostro desiderio allattare al seno, è necessario non arrendersi alla prima difficoltà, ma cercare di contattare uno dei tanti consulenti sull’allattamento che esistono in Italia. Sono diverse le associazione che offrono gratuitamente questo servizio oppure esistono operatori sanitari preparati, che seguono le indicazioni in merito, dell'UNICEF e dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

giovedì 7 gennaio 2010

Riprende CINEMAMME!

TUTTI AL CINEMA!

CINEMAMME nella città di Terni riprende dopo le festività natalizie.

I prossimi film in programmazione saranno:

HOLMES



giovedì 14 gennaio ore 17.00

e IL RICCIO





venerdì 15 gennaio ore 11.00
Ricordiamo che CINEMAMME a Terni è un'iniziativa della nostra associazione in collaborazione con il cinema Cityplex.
  • Le proiezioni sono a basso volume
  • La sala è attrezzata con fasciatoi e con area passeggini
  • E' presente uno spazio libri
CINEMAMME è dedicata alle neomamme in allattamento ma è aperta al pubblico, le proiezioni hanno prezzo agevolato di euro 5 il giovedì pomeriggio ed euro 3 il venerdì mattina.

mercoledì 6 gennaio 2010

Befana 2010!

La Befana vien di di notte...



La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana
Viva viva la Befana!



La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello e la sottana
Viva viva la Befana


Lascia doni sul camino
quando va..fa un bell'inchino!




BUONA BEFANA A TUTTI I BAMBINI!
BUONA BEFANA A TUTTE LE MAMME E I PAPA' DEI BAMBINI!
BUONA BEFANA A TUTTI!

martedì 5 gennaio 2010

Come aprire bene la bocca al bimbo in allattamento

Uno degli scopi della nostra associazione è quello di dare sostegno all'allattamento al seno , cerchiamo di risolvere i dubbi di chi desidera allattare o desidera semplicemente saperne di più su questo argomento.

Per questo motivo cercheremo di porre particolare attenzione a chi passa di qua tramite un motore di ricerca, cercheremo di rispondere anche alle "sue" domande , sperando che passi di nuovo di qui oppure che la risposta possa essere utile anche ad altri.

Qualche giorno fa qualcuno è capito qui tramite questa ricerca: "Come aprire bene la bocca al bimbo in allattamento", ovviamente non sappiamo chi è, ma siamo lieti di fornire maggiori informazioni in merito a questo argomento.

Un attacco al seno corretto prevede che la bocca del bambino sia aperta di oltre 90°.
Per ottenere questo è sufficiente:

1) Rispettare le regole di posizione ed attacco corretti che sono state illustrate qui.

2) Porre particolare attenzione alla regola di porre il capezzolo di fronte al naso e non di fronte alla bocca. Il bambino avrà, in questo modo, il riflesso incondizionato di aprire la bocca e assumere la stessa posizione che assumiamo noi quando beviamo qualcosa.

3) Non manipolare seno o bocca del bambino, cercando di spalancargliela o di estroflettere il labbro forzatamente.
Se l'attacco non dovesse essere sufficientemente buono, e la bocca non dovesse essere aperta correttamente, il bambino deve essere staccato dal seno (inserendo un dito all'angolo della sua bocca) e, casomai, ricominciare nuovamente.

Ricordiamo che siamo a disposizione per qualsiasi informazione ai seguenti contatti:

tel 388/92.65.160
mail nascereincasaumbria@libero.it

la consulenza è completamente gratuita.

domenica 3 gennaio 2010

Come attaccare al seno il proprio bambino

Tutte le mamme hanno il latte e ogni seno è adatto per il proprio bambino, bisogna solo ricevere le informazioni giuste che permettano di arrivarci in modo corretto e di superare qualche difficoltà che è possibile incontrare.

Attacco e posizione errata sono tra le principali cause di difficoltà dell'allattamento al seno.

Un attacco o una posizione errata potrebbero causare diversi inconvenienti, per esempio: ragadi, ingorghi, il bambino potrebbe non assumere la giusta quantità di latte etc.

Oggi daremo alcuni pratici consigli per facilitare l'attacco al seno del neonato.

Prima di cominciare mettiti comoda, scegli la sedia o la poltrona che preferisci, i piedi devono poggiare bene a terra in modo che le gambe non siano in tensione. Puoi utilizzare dei cuscini dietro la schiena o sotto le braccia.


Come posizionare il bambino


1) La testa e il corpo del bambino devono essere in asse. Il corpo della madre e del bambino vicini, pancia contro pancia.

2) Il viso del bambino dovrebbe trovarsi rivolto verso il seno della madre con il naso di fronte al capezzolo.
Ciò permette al bambino di aprire bene la bocca al fine di un attacco corretto.

3) A tale scopo è utile sostenere la testa del neonato con l'avambraccio e non con l'incavo del gomito.



4) Tutto il corpo del neonato dovrebbe essere ben sostenuto, non solo testa e spalle

Come valutare l'attacco al seno


1) la bocca del bambino deve essere ben aperta. Le labbra formano tra loro un angolo superiore a 90°
2) il labbro inferiore è estroflesso
3) il mento è attaccato al seno
4) una maggiore porzione di areola è visibile sopra la bocca piuttosto che sotto il mento.

Allattare in altre posizioni
Puoi allattare anche in posizioni differenti da quella seduta, con il bambino sorretto a culla.
Le regole per posizionarlo o valutare l'attacco sono sempre valide.
Se lo trovi comodo, soprattutto di notte, puoi allattare il tuo bambin sdraiata sul fianco, con il suo corpo disteso accanto al suo, pancia contro pancia.



..o assumere la posizione del "giocatore di rugby" seduta o accucciata sul fianco, con il corpo del bambino rivolto dietro il tuo.

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Le mamme dell'Associazione Nascere in Casa Umbria sono disponibili per chiarimenti e approfondimenti:
Associazione Nascere in casa Umbria tel. 388/92.65.160

venerdì 1 gennaio 2010

Il primo giorno dell'anno



Il primo giorno dell'anno

Lo distinguiamo dagli altri come se fosse un cavallino diverso da tutti i cavalli.

Gli adorniamo la fronte con un nastro, gli posiamo sul collo sonagli colorati, e a mezzanotte lo andiamo a ricevere come se fosse un esploratore che scende da una stella.

Piccola porta della speranza, nuovo giorno dell'anno, sebbene tu sia uguale agli altri come i pani a ogni altro pane, ci prepariamo a viverti in altro modo, ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.

Pablo Neruda

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