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domenica 17 gennaio 2010

Diamo aiuto solo se richiesto

Un giorno Maria Montessori, visitando una scuola, osservò la seguente scena: una maestra aveva portato in classe una bacinella contenente dei galleggianti e i bambini si erano riuniti intorno al tavolino per vederli. Un bambino piccolo, di due anni e mezzo però, non arrivava a vedere il contenuto della bacinella. La faccia del bambino allora assunse un’espressione acuta e piena di interesse, si guardava intorno studiando la situazione, finché trovò una sedia, la stava prendendo per avvicinarla al tavolo e salirci sopra per vedere meglio la scena, quando la maestra lo prese in braccio e gli fece vedere lei i galleggianti dall’alto. Certamente la maestra aveva intenzione di aiutare il piccolo, ma così ha distrutto il suo momento creativo, quanta soddisfazione avrebbe ottenuto di più il bambino se fosse riuscito a raggiungere il suo obiettivo da solo?

Così capita spesso con i nostri bambini, magari cercando di aiutarli, spegniamo il loro momento di apprendimento senza rendercene conto. E’ mai successo di aver messo a posto un pezzo di puzzle che lui non riusciva a fare , nel tentativo di aiutarlo? Oppure aiutare un bambino piccolo, secondo noi in difficoltà, a superare un ostacolo? Oppure è mai capitato di correggere come si attacca un adesivo solo perché “è attaccato male” oppure di dire “lascia faccio io” oppure “guarda come si fa” ? Ma il bambino in quel momento ci aveva chiesto qualcosa oppure stava intento nel suo compito?

Questo tipo di approccio può essere difficile da mettere in pratica, siamo in genere portati a “cercare di far meglio” , è difficile rimanere “con le mani legate dietro la schiena” se quel pezzo di puzzle proprio non va come “ovviamente” (noi pensiamo) dovrebbe andare… però pensiamoci un po’ su e cerchiamo di dare aiuto solo se ci viene richiesto.

1 commento:

  1. Mi viene in mente quando mio figlio di tre anni cerca di infilarsi la maglietta e desidera a tutti i costi riuscirci da solo...certo che se si deve uscire verrebbe voglia di dargli una mano, e se si ha proprio fretta alla fine si fa. Oppure quando la piccola di dieci mesi si allunga per afferrare un gioco un po' troppo distante, quanto è bene aspettare che sperimenti i movimenti giusti per raggiungerlo, senza intervenire. E' un po' il pensiero che esprime anche Asha Phillips in "I no che aiutano a crescere".

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